Che cosa contemplano i nostri bambini?
In quale foresta di simboli, immagini, parole posano il loro sguardo?
L’infanzia è l’età delle prime volte, dei primi incontri, delle scoperte fondative, il momento di massima plasticità neuronale, dicono le neuroscienze.
È il tempo prezioso in cui inizia ad alimentarsi il giardino dell’immaginario dando vita ad una galleria visuale fatta di un certo numero di immagini, di segni, di suggestioni artistiche private e incancellabili che si imprimono nella mente bambina fino a costituire la scenografia di fondo che orienterà “da grandi” il pensiero visuale nella decodifica del mondo e nella invenzione del sé.
Ci definiamo società dell’immagine, parliamo di sovrabbondanza di immagini, di un mondo assordante, saturo di rumori più che di parole e nel contempo però assistiamo all’impoverimento progressivo nei nostri bambini, della loro capacità di lettura e di interpretazione e conseguentemente della loro capacità di stare la mondo con una testa “ben fatta”.
La letteratura per l’infanzia si propone da questo punto di vista ,come un dizionario dei segni nel quale troviamo raccolti tracce e simboli preziosi, necessari ad accogliere le domande incessanti dei bambini
sugli infiniti “perché” della vita…
È altresì, uno Scrigno dei sogni dove si ripropongono fantasie, inquietudini a cui attingere per esplorare da vicino, ma con la distanza di sicurezza del “C’era una volta”, gli eventi che vivere porta con sè.
In questo gioco di immedesimazione con le pagine del libro, il bambino trova alleati nella fatica di crescere,attivando quella immaginazione creatrice che è insopprimibile esattamente come i sogni.
Giocavano al “far finta di” anche i bambini di Auschwitz
narrando un Altrove di nuova umanità.
Gli albi illustrati, i libri, le mostre e gli autori daranno vita durante i giorni della nostra Festa ad una“galleria d’arte” connotata dalla cifra della molteplicità, della varietà , della differenza e della sorpresa con la quale sperimentare la creatività e il pensiero divergente, per poter desiderare autonomamente di imparare a vedere, a reinventare il mondo e a non pensarlo come tutto già dato.
Tre giornate intense vocate ad un’immersione lieve tra segni e sogni che possono entrare nella cerchia familiare dei nostri vissuti contrastando l’immaginario attuale sempre più appiattito dall’estetica da MacDonald che omogenizza i linguaggi, i comportamenti, gli stili di vita.
È una Festa dei segni e dei sogni perché da sempre leggere può significarsi dotarsi di un trampolino di lancio verso l’altrove degli infiniti possibili.
Sogna Little Nemo in Slumberland pubblicato sul New York Herald nel 1905, lo stesso anno in cui Freud pubblica L’interpretazione dei sogni”.
Nel raffinato fumetto Winsor McCay narra le trame oniriche di Piccolo Nessuno alla ricerca della principessa, figlia del re Morfeo che desidera un compagno di giochi; nel 1906 nel Regno Unito sogna Peter Pan di James Barrie suggerendo ai bambini lettori che crescere significa lasciarsi alle spalle lo spazio immaginario chiamato l’Isola che non c’è.
Ma Peter Pan, rimane nell’Isola che non c’è non vuole crescere
e in questo gli assomigliamo un po’ tutti…anche noi “grandi”.
Certo, usciamo dalla stanza dei giochi, ci lasciamo alle spalle le automobiline e le bambole, ma non abbandoniamo mai il gioco dell’immaginazione, il sognare ad occhi aperti; cambiamo solo il modo di frequentarlo e praticarlo.
I libri, i film, il teatro, i sogni
…le feste del libro, come la nostra, sono tutte province dell’Isola che non c’è…
è per questo che vi attendiamo…
Mara Durante
(direttrice scientifica BaB)